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al testo proposto da Giampaolo Cavallero
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E' l'anima del vino che ritorna nelle sere d'ottobre quando nel fuoco danzano i folletti batte alla porta il vento come un brigante un vecchio bracconiere. E tu l'accogli come i sogni di frodo al fondo dei bicchieri: è il grande amico è l'avventura sulla spiaggia battuta di libeccio, non rinchiuderlo l'uscio appare la fanciulla in giustacuore la favola vissuta e non ridetta mai. Anche torna il dolore (le bottiglie stanno laggiù come soldati pazienti allineati nelle trincee degli anni) adagio si alimenta dentro l'anima e si decanta illimpidisce di scorie,non rimane che l'essenza del puro sentimento il fiore. Non contarli i bicchieri senti il grido sottile degli aironi (se ne vanno sul filo del fiume e tu con essi ne hai la grazia inconsapevole l'istinto sei nuvola alto fiuto sospeso), lascia la nebbia che si impigli nei tralci deserti del cuore. E' questa l'anima del vino è il sole sprigionato di un ottobre il tempo che fu di tua madre che ai dolci clivi sbocciava ragazza in fiore; stasera nel tempio dell'anima sui muri che ondulano le ombre ritornano quelle tue sere padane persuase nel sonno. |
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